Accade nello Spazio - Aprile 2015

Data di pubblicazione: 01/04/2015  
Planetario

È aprile e il telescopio spaziale Hubble ci regala un… pesce: un lontano ammasso di galassie sembra rivolgerci un sorrisone cosmico, grazie all’effetto di una lente gravitazionale che distorce la luce di una galassia in una smorfia simile alle emoticon dei nostri computer.

È lo stesso fenomeno che ha prodotto   la prima immagine quadrupla di una remota supernova, osservata attraverso la “lente” di una intera galassia. La “croce di Einstein” è uno spettacolo previsto dalla relatività ed era stato osservato finora solo nei quasar.

Tanto per riderci su, l’eclisse solare dello scorso 20 marzo ha trovato il modo di spaventare gli uomini – come ai bei tempi pre-scientifici. Questa volta è stata l’autorità europea per l’erogazione dell’energia elettrica (ENTSOE) a mettere in guardia l’intero continente su   possibili rischi dovuti alla riduzione dell’approvvigionamento di energia solare fotovoltaica, tanto da arrivare a disconnetterne la produzione per l’intera mattinata. Tutto questo per 3 minuti scarsi di oscurità, limitata all’estremo nord Europa: ma una qualsiasi giornata nuvolosa non sarebbe stata assai peggiore? E a rincarare la dose, in molte scuole di diversi Paesi europei (Svizzera, Inghilterra, Francia e immancabilmente Italia)   presidi, insegnanti e genitori isterici hanno rinchiuso gli alunni in classe, oscurando perfino le finestre, per evitare i danni “provocati dall’eclisse”. Questo è un approccio totalmente diseducativo, che invece di avvicinare i giovani alla conoscenza del cielo li distacca. Il sonno della ragione al buio dell’eclisse: un perfetto caso di oscurantismo. Per coerenza, i bimbi dovrebbero restare segregati al buio per sempre, per sfuggire al terribile sole di tutti i giorni, che è infinitamente più pericoloso del sole eclissato! Godetevi piuttosto questo splendido video della totalità ripresa dalle isole Svalbard.

Stanno accadendo molte cose interessanti in vari angoli del sistema solare. Innanzitutto, in marzo il Sole ha dato un colpo di coda al suo ciclo decadente, scatenando   la più potente tempesta geomagnetica dell’intero ciclo grazie all’attività della macchia solare AR2297. Poco lontano,   la sonda Messenger sta per terminare la sua missione intorno a Mercurio: nelle ultime settimane prima di schiantarsi al suolo (entro il 30 aprile) ci invia immagini dettagliatissime della superficie. Poco dopo la sua origine,   il pianeta Giove invece compì una impressionante migrazione orbitale, avvicinandosi dal punto in cui si era formato verso il Sole, per poi tornare indietro richiamato dalla gravità del neonato Saturno. Ebbe comunque il tempo di disturbare la formazione di “super Terre” là dove oggi troviamo il nostro e gli altri pianeti rocciosi. A disturbare l’evoluzione della Terra intervenne anche, almeno 300 milioni di anni fa,   un clamoroso impatto assai superiore a quello che estinse i dinosauri. Ne sono state trovate le tracce sepolte nella spessa crosta terrestre australiana: il cratere misurava ben 400 km. Certi asteroidi invece si disturbano da soli:   ruotano talmente in fretta da espellere frammenti e nubi di polvere a causa della forza centrifuga. È il caso di P/2012 F5, un asteroide attivo che non a caso era stato inizialmente scambiato per una cometa. Ma l’asteroide più grande di tutti, il pianeta nano Cerere, è appena stato raggiunto dalla sonda Dawn che gli orbita intorno dal 6 marzo. In queste settimane sta però sorvolando il lato oscuro del pianetino, perciò riceveremo le prime immagini ravvicinate solo dalla fine di aprile. Un team di astrobiologi ha sviluppato   un modello di vita “aliena” basata sul metano, che saprebbe cavarsela in assenza di ossigeno con un metabolismo e una riproduzione simili agli organismi terrestri: sarebbe perfetta per i mari di Titano.   Volete dare un nome alle strutture superficiali di Plutone che la sonda New Horizons scoprirà quest’estate? Bene, avete fino al 7 aprile per pensarci.

Ora allarghiamo lo sguardo all’intera galassia. Lo studio delle stelle variabili Cefeidi ha aiutato gli astronomi a comprendere le dimensioni della Via Lattea; ora   ne sono state trovate alcune distanti fino a 300000 anni luce dal nucleo. Collocate sopra e sotto il piano galattico, permettono di tracciare l’estensione dei bracci della spirale, specialmente il braccio dello Scudo-Centauro, dalla parte opposta a quella occupata dal Sole. Parallelamente, lo studio della densità di stelle in varie regioni galattiche è approdato alla conclusione che   la Via Lattea è più grande di quanto ritenuto finora. Potrebbe estendersi fino al 50% oltre i confini attribuiti in precedenza, e il suo disco sarebbe addirittura solcato da increspature di densità come i solchi di un vecchio LP. Ben 16000 anni luce sopra il piano galattico sono stati individuati perfino   due nuovi ammassi aperti di stelle giovanissime: ora si cerca di capire come siano finite lassù. Sempre in tema di stelle fuggitive,   ecco US708, la stella più veloce della galassia. Al ritmo di 1200km/s potrebbe viaggiare dalla Terra alla Luna in 5 minuti, e finirà per abbandonare la Via Lattea: dev’essere stata scagliata via dall’esplosione della sua stella compagna.

Se rivolgiamo il pensiero all’infinitamente grande, abbondano sempre le ipotesi e le teorie alternative alla cosmologia del Big Bang e sulla natura dello spazio e del tempo. Ne segnaliamo due: una versione matematica che fa sparire la “singolarità” del Big Bang, e   una che mette in dubbio l’esistenza dello spazio e del tempo su scale infinitesime. Addirittura,   uno studio riporta in auge il Big Crunch per il gran finale dell’universo, e l’innesco della sua contrazione sarebbe imminente – dove per “imminente” si intende diverse decine di miliardi di anni da adesso. Sarà vero? L’impressione è che fantasticare è bello, ma scardinare l’impianto del modello standard della cosmologia rimane per ora assai arduo.

Intanto pensateci: in un universo così vasto e spesso incomprensibile, siamo davvero sicuri di voler sapere se siamo anche soli? È quello che si chiede il Washington Post in questa bella riflessione, con la partecipazione di Frank Drake, il pioniere del progetto SETI. A proposito:   la saga del pianeta Gliese 581 d non è ancora finita. Annunciato e poi dato per inesistente solo pochi mesi fa, è stato “riabilitato” da una nuova analisi dei dati, che mostrerebbero che il più famoso pianeta collocato nella fascia abitabile della sua stella esiste per davvero! Chissà se qualcuno dei suoi abitanti si degnerà di confermarcelo, prima o poi.

Al planetario: “Profondo Cielo” in programma il 3/4 alle 17, 4/4 alle 12, 15/4 alle 18 e 28/4 alle 18.