Accade nello Spazio - Settembre 2014

Data di pubblicazione: 10/09/2014  
Planetario

È finalmente arrivata a destinazione la sonda Rosetta: il 6/8 si è inserita in orbita attorno alla cometa Churyumov-Gerasimenko, e da quel momento continua a stupirci inviando a Terra dettagliatissime panoramiche del suo soprendente nucleo. Ora per gli scienziati viene la difficile scelta di un punto adatto dove fare scendere il modulo Philae, il prossimo novembre. 

Nella definizione della “fascia abitabile” di un sistema planetario, non si è tenuto conto finora della presenza di oceani sulla superficie dei pianeti, che invece può giocare un ruolo fondamentale nella stabilizzazione del clima. La circolazione di grandi masse d’acqua infatti distribuisce il calore intorno al globo e introduce un’inerzia termica che protegge un pianeta da eccessivi sbalzi stagionali di irraggiamento.

Nel tentativo di stabilire se i pianeti extrasolari siano abitati o no, è stato elaborato un nuovo approccio che cercherà di rilevare molecole di clorofluorocarburi (i gas responsabili del buco dell’ozono) nelle loro atmosfere. In fondo anche i loro eventuali abitanti dovranno fare i conti con uno degli effetti collaterali più fastidiosi del progresso di ogni civiltà: l’inquinamento

Per respirare aria più pulita, concediamoci un’insolita esplorazione delle vette più alte della Terra, i 14 ottomila metri dell’Himalaya e del Karakorum. Qui sono fotografati dallo spazio, in una spettacolare visione dall’alto che svela prospettive inedite su queste maestose montagne ed enfatizza l’utilità dello studio del nostro pianeta da satellite, fin nei suoi territori più impervi.

Sono ben 101 i geyser attivi sulla superficie di Encelado. La catalogazione completa di questi fenomeni mette bene in evidenza la relazione tra l’attività dei geyser e l’azione mareale di Saturno sull’oceano sottostante i ghiacci di Encelado, un bacino geologico unico, con numerosi punti caldi sotto le fratture della crosta ghiacciata, le cosiddette Tiger Stripes da cui fuoriescono le emissioni.

Da almeno 15 anni gli astronomi erano perplessi riguardo alla distanza delle Pleiadi: 435 anni luce secondo osservazioni da Terra, solo 392 secondo le misure di parallasse del satellite Hipparcos. Una discrepanza di oltre il 10% poteva avere conseguenze serie sui modelli di evoluzione stellare, che vengono calibrati proprio sugli ammassi stellari. Finalmente una nuova misura ottenuta dai radioastronomi ha determinato che le Pleiadi distano 444 anni luce, con l’1% di errore. I modelli sono salvi ma resta da capire dove ha sbagliato Hipparcos.

A dispetto del fatto che la luce delle stelle sembri sempre costante, talvolta i cambiamenti dei corpi celesti possono avvenire in maniera repentina. Ne è esempio una pulsar appartenente a un sistema binario in rapidissima rotazione: nell’arco di 4 giorni si è spenta la sua emissione di onde radio e si è accesa quella di raggi X e gamma. Una trasformazione cruciale che segna una tappa della sua evoluzione, legata al trasferimento di materia dalla sua stella compagna.

Del resto, anche tre recenti novae hanno emesso raggi gamma, esplodendo: un comportamento inatteso per queste stelle, poiché non avendo una stella compagna non si capisce su cosa si sia schiantata l’onda d’urto dell’esplosione per scatenare l’emissione di radiazioni violente. 

Un sottofondo di raggi X permea lo spazio intorno al sistema solare, e la loro intensità permette di definire la presenza di una “bolla” di gas caldo, prodotta da antiche supernovae, che incapsula il Sole assieme a molte altre stelle – come Antares e Mirzam.

La grande galassia ellittica Centaurus A – la quinta galassia più brillante in cielo – è stata studiata dal telescopio Hubble che ha esplorato il suo alone più esterno, mostrando che si estende per ben 4 gradi in cielo (8 volte il diametro della Luna). Al contrario delle attese, le stelle più lontane e antiche che lo popolano risultano assai ricche di elementi pesanti. Ciò fa pensare che siano state prodotte altrove, forse nel disco di un’altra galassia che si è fusa con Centaurus A.

Un’accurata analisi dei movimenti delle 54 galassie del Gruppo Locale, capace di tenere conto della loro attrazione gravitazionale e dell’effetto di allontanamento provocato dall’espansione dell’universo, ha determinato contemporaneamente la massa della Via Lattea e della Galassia di Andromeda: questa risulta ben due volte più massiccia della nostra galassia. Entrambe sarebbero composte al 90% di materia oscura.

Su una scala ancora maggiore, invece, il movimento di migliaia di galassie in avvicinamento e in allontanamento da noi rivela che ci troviamo sul bordo di un colossale Superammasso di galassie: si estende per 500 milioni di anni luce comprendendo oltre 100000 grandi galassie, ed è stato chiamato Laniakea da un termine hawaiiano che significa “incommensurabile paradiso”. Eccone una splendida visualizzazione. La sua estensione scavalca il superammasso locale (centrato sull’ammasso della Vergine) e include il cosiddetto Grande Attrattore, centrato sugli ammassi del Centauro, Norma e Idra a 160 milioni di anni luce. Sono state individuate altre due immani concentrazioni di materia, il superammasso di Perseo-Pesci ed un altro chiamato Shapley, contro il quale Laniakea sembra dirigersi, trascinando anche noi come un’elefante sulla punta della proboscide.

Al planetario: “I Buchi Neri, Mostri nello Spazio” in programma il 11/9 alle 21 e il 26/9 alle 18.