Accade nello Spazio - Maggio 2015

Data di pubblicazione: 06/05/2015  
Planetario

Sono già 25 anni da quando il telescopio spaziale Hubble è in volo intorno alla Terra: con le sue straordinarie immagini dei corpi celesti ha rivoluzionato il nostro immaginario astronomico, per sempre. L’omaggio che l’Esa e la Nasa gli hanno riservato è   una stupenda immagine dell’ammasso stellare Westerlund 2, la cui bellezza lascia intendere che il più longevo telescopio spaziale ha ancora tanto da contribuire alla nostra conoscenza dell’universo. 

Su altre orbite si sta concludendo invece la missione della sonda Messenger intorno a Mercurio:   il suo schianto sulla superficie del pianeta, dopo 11 anni di osservazioni è avvenuto il 30 aprile. Così, dopo il termine della missione di Venus Express alcuni mesi fa, restiamo senza sonde attive rivolte ai pianeti interni. Nonostante ciò, dai dati di Venus Express è emersa la presenza di   uno strato atmosferico tra 20° e 40° più caldo di quanto dovrebbe essere, nel lato notturno del pianeta, e di un insolito tepore mattutino: fenomeni forse legati alla presenza di ozono.

Mentre la missione di Samantha Cristoforetti sulla Stazione Spaziale volge al termine (scenderà sulla Terra l’11 maggio),   l’astronauta americano Scott Kelly è partito per una missione che durerà un anno intero: molte sono le peculiarità di questa permanenza così prolungata, mai effettuata prima sulla ISS. Ma ciò che ci colpisce di più è che Kelly ha un gemello, anche lui astronauta: Mark, che servirà come elemento di confronto per determinare le conseguenze della lunga permanenza in orbita sul fisico di Scott. Chissà se qualcuno ne approfitterà per tentare la misura della differenza di età tra i due, al termine della missione: in fondo è la prima volta che si realizza la circostanza, finora sempre solo teorica, del famosissimo “paradosso dei gemelli”!

Gli studi sulla radiazione di fondo a microonde permettono di andare sempre più “a fondo” sulla nascita delle grandi strutture dell’universo attuale: dai dati dei satelliti Herschel e Planck si possono rintracciare   le impronte dei più antichi proto-ammassi di galassie. La loro abbondanza dipende dalla geometria dell’universo. Anche la celebre “macchia fredda”, un’anomalia nella temperatura della radiazione di fondo, sta svelando la sua natura: sarebbe una regione in cui la densità di galassie è molto inferiore alla media, insomma   un super-vuoto cosmico esteso per 1,8 miliardi di anni luce.

Sempre scavando sui fondali del cosmo, il telescopio   Hubble ha scoperto 20 quasar fantasma, che rivelano la loro presenza tramite la fotoionizzazione di lunghi filamenti gassosi, che si estendono attorno alle galassie in cui il quasar risiede: anche migliaia di anni dopo essersi spento, la sua radiazione continua a manifestarsi in questi “fantasmi” verdastri. Il primo di questi fu scoperto in un progetto di Citizen Science, il Galaxy Zoo.

Ci sono grandi novità sulla materia oscura: se l’analisi di   30 collisioni tra ammassi di galassie sembra confermare quanto sfuggente sia questa materia invisibile, per la prima volta lo studio della collisione fra quattro galassie davanti a una sorgente più distante ha permesso di riconoscere, grazie all’effetto di lente gravitazionale, che la componente oscura di una galassia è “rimasta indietro” nell’urto. Sarebbe la prima evidenza del fatto che la materia oscura – qualunque cosa sia – interagisce con se stessa anche in modo diverso dalla sola attrazione gravitazionale. È la prima volta che questo effetto viene osservato. Del resto, si è notato che l’effetto stabilizzante della materia oscura sulla rotazione delle galassie a spirale – grazie al quale fu scoperta – vale anche per le galassie ellittiche.

La scoperta di un nuovo pianeta extrasolare ormai non fa più notizia a meno che non batta qualche record: ecco allora   il nuovo pianeta della stella 30 Arietis, che non è una, ma quattro stelle! A dispetto dei dubbi sulla stabilità della sua orbita, lui continua a girare imperterrito attorno a uno dei suoi quattro soli.

A quanto pare le stelle non hanno tanta paura dei buchi neri:   al centro della Via Lattea si osserva la formazione di due ammassi di stelle con meno di 10000 anni, e perfino di dischi protoplanetari, ad appena 2 anni luce dal grande buco nero centrale. Eppure in giro ce ne sono di terribili, come   il mostro al centro della galassia IRAS F11119, detto “Attila”, poiché con i suoi venti spinti fino a un quarto della velocità della luce ha smorzato la formazione stellare, sterilizzando la sua galassia ospite.

Ma godiamoci   l’immagine perfetta dell’anello di Einstein della galassia SDP81, nella costellazione dell’Idra: solo la rete dei radiotelescopi ALMA poteva mostrarci i finissimi dettagli della formazione stellare all’interno di questo disco distorto.

Intanto Cerere, dea delle messi, è ormai saldamente nel mirino della sonda Dawn: ecco che le sue misteriose macchie bianche tornano alla luce,   in questa magnifica animazione della NASA. E questo ci porta dritti all’ultima sorpresa. A Milano è appena stata inaugurata l’EXPO 2015 e subito lo spazio si adegua: ecco una sorprendente collezione di immagini di cieli stellati, galassie ed esopianeti ottenute non con qualche mirabolante telescopio, ma inaspettatamente componendo semplici ortaggi e ingredienti disponibili in qualsiasi cucina. Quando si dice… nutrire l’immaginazione! 

Al planetario:   “Scala Verso il Cosmo” in programma il 6/5 alle 18, 14/5 alle 18, 19/5 alle 18 e 31/5 alle 17 e 18.