Accade nello Spazio - Luglio 2015

Data di pubblicazione: 09/07/2015  
Planetario

Plutone, stiamo arrivando! Dopo 10 anni di volo, il 14/7 la sonda New Horizons sorvolerà per la prima volta nella storia Plutone, che nel frattempo è diventato un ex pianeta: già a fine giugno, da una distanza di 15 milioni di km, si cominciano a intravvedere strutture molto interessanti sulla superficie ghiacciata del pianeta nano.

L’aspettativa è talmente alta che il grande incontro è atteso come uno spettacolo mediatico e cinematografico: tanto da annunciarlo con un vero e proprio trailer.

Nessuna nuova luna è stata finora scoperta attorno a Plutone, ma già il comportamento dei suoi cinque satelliti lascia sufficientemente perplessi, disposti come sono su orbite caotiche.

Da un satellite all’altro: nei dintorni di Saturno, la sonda Cassini ha effettuato il suo ultimo passaggio nei pressi di Iperione, un satellite dall’aspetto spugnoso e dalla rotazione caotica, tra i più bizzarri del sistema solare.

Nel frattempo c’è fermento anche attorno al nucleo della cometa Churyumov Gerasimenko, dove orbita Rosetta: all’avvicinarsi della cometa al perielio, si è finalmente risvegliato il piccolo modulo Philae, che dallo scorso novembre era disperso da qualche parte tra i crepacci della cometa. Il 13 giugno, dalla sua scomodissima posizione, Philae ha “telefonato a casa”, segno che le sue batterie sono riuscite a ricaricarsi grazie alla maggiore illuminazione solare. Ben ritrovato Philae: ora aspettiamo di sapere come te la passi sulla cometa, e soprattutto, dov’eri finito. Rosetta aveva tentato di identificare i riflessi di Philae, circoscrivendo la ricerca a cinque posizioni possibili; ma intanto ci racconta come si formano i vistosi pennacchi d’acqua e di anidride carbonica, ossia come avviene la formazione della coda della cometa. Le molecole non si scioglierebbero direttamente per effetto della luce del sole, ma sarebbero prima ionizzate e poi rotte dagli elettroni liberati: un risultato inatteso e possibile soltanto con l’esplorazione in loco, che rinforza il valore scientifico della missione. Inoltre, Rosetta ha individuato ben 18 grandi buche sulla crosta della cometa, ampie caverne aperte dal lento collasso della superficie che lasciano sbirciare nel sottosuolo.

Tra gli avvenimenti più emozionanti dell’ultimo mese c’è senz’altro il ritorno a casa di Samantha Cristoforetti, ormai nota a tutti come @AstroSamantha, dal suo seguitissimo profilo twitter. “Grazie” al posticipo del suo volo di ritorno dalla Stazione Spaziale, in seguito alla perdita del cargo Progress in maggio, Samantha ha stabilito il nuovo record di permanenza nello spazio per una donna: 199 giorni e 16 ore. Ecco una galleria di splendide foto che raccontano il rientro a Terra di una sorridente Samantha: bentornata tra noi!  Ed eccone un’altra con le più belle immagini che lei e i suoi colleghi (in questo caso l’astronauta tedesco Alexander Gerst) hanno scattato ai mille angoli della Terra dal loro avamposto di osservazione nello spazio.

In mezzo a tante storie di successo, un pensiero va al vecchio Buran, la navetta spaziale costruita dai sovietici negli anni ’80 e mai lanciata. Ormai giace in un hangar nel deserto kazako, tristemente abbandonata alla polvere e alla ruggine.

Non sono mai abbastanza grandi i telescopi che da Terra catturano la luce delle stelle: ecco una mappa per confrontare i telescopi più grandi del mondo con quelli storici (e quelli futuri).

I maggiori di questi telescopi oggi ci offrono dettagli finissimi su mondi lontanissimi: come quello che ruota attorno alla stella Gliese 436, disperdendo la sua atmosfera come la coda di una gigantesca cometa. Nel cielo di questo stesso pianeta aleggerebbero leggerissime nubi di elio. O addirittura osservando l’occultazione di una macchia stellare su una nana rossa da parte del suo pianeta. Per non parlare della performance del telescopio Hubble, che è riuscito a distinguere l’esistenza di una stratosfera attorno al pianeta Wasp 33b, ovvero uno strato di inversione termica nell’atmosfera, dovuto alla molecola di ossido di titanio.

Tanto vale fermarsi un attimo per comparare i pianeti extrasolari di tipo terrestre con la Terra, e fare il punto su quanto effettivamente si assomiglino: poco, a dir la verità.

C’è invece da esultare di fronte alla raffinatezza di questa immagine che l’interferometro ALMA, nel deserto di Atacama, ha ottenuto di un arco gravitazionale – un anello di Einstein - in cui è addirittura possibile leggere le fasi di formazione stellare nell’immagine della galassia, distorta dalla lente gravitazionale.

Per restare su scale galattiche, la massa della Via Lattea è stata calcolata usando la scia di stelle lasciata da un lontano ammasso globulare dell’alone galattico, Palomar 5: il risultato è pari a 210 miliardi di volte la massa del Sole, entro un raggio di 60000 anni luce.

Tra tanti miliardi di stelle, gli astronomi ne tengono d’occhio in particolare una, la pulsar J2032 che nel 2018 si avvicinerà alla sua stella compagna, diecimila volte più brillante del Sole: si prevede che il loro incontro innescherà una spettacolare reazione pirotecnica, da non perdere!

Al planetario: “Profondo Cielo” in programma il 6/6 alle 11, 11/6 alle 21, 12/6 alle 22, 14/6 alle 21, 17/6 alle 21.