Accade nello Spazio - Gennaio 2015

Data di pubblicazione: 07/01/2015  
Planetario

Se tra novembre e dicembre ci siamo ubriacati di meraviglia per le immagini della cometa 67P ottenute da Rosetta e Philae, ora è il turno del Giappone rifarsi sotto tra i corpi minori del sistema solare: il 3/12 è stata lanciata Hayabusa 2, una missione diretta all’asteroide 1999 JU3, grande appena 900 metri e in orbita tra la Terra e Marte. Lo raggiungerà nel 2018. L’obiettivo della missione è ambizioso: esplorare questo piccolo pianetino carbonaceo alla ricerca di composti organici e di acqua – obiettivi che rispecchiano quelli di Rosetta. L’intenzione però è riportare a Terra dei campioni raccolti sull’asteroide, come già fece la sonda sorella Hayabusa nel 2010 sull’asteroide Itokawa. Il “falcone” (hayabusa in giapponese) effettuerà ben tre diversi touchdown sulla superficie dell’asteroide. Va sottolineata la notevole articolazione di questa sonda, che è partita con una piccola armata di esploratori: Hayabusa 2 sgancerà sulla superficie dell’asteroide ben tre piccoli rover che rovisteranno ogni angolo del pianetino, un lander e un impactor – un proiettile che scaverà un cratere artificiale sull’asteroide per analizzarne l’interno. Il tutto compattato in 1,6x1,4x1 metro: un capolavoro dell’abilità nipponica per la compattezza delle tecnologie.

Da Rosetta invece arriva una notizia molto interessante e piuttosto inattesa: l’acqua che compone la cometa Churyumov-Gerasimenko ha una composizione isotopica molto diversa dall’acqua terrestre. La proporzione di deuterio misurata nelle molecole d’acqua emesse dalla cometa è infatti ben 3 volte più abbondante che nei mari della Terra: si tratta addirittura dell’acqua più “pesante” riscontrata finora in tutto il sistema solare. Questo risultato fa pensare che forse l’acqua dei nostri oceani non è piovuta sulla Terra con le comete, come abbiamo a lungo ritenuto. E se l’acqua che beviamo non è “acqua di cometa”, si riaccende il dibattito sulla sua provenienza: torna in prima fila l’ipotesi che a rifornire d’acqua la Terra siano stati piuttosto gli asteroidi.

A confondere ancor più le acque, è il fatto che anche la dinamica orbitale a volte contribuisce a mescolare gli asteroidi con le comete. È il caso di 1996PW, un asteroide che si muove su un’orbita di 5900 anni talmente allungata da spingerlo fino alla Nube di Oort: secondo i calcoli sarebbe un rarissimo esempio di una popolazione assai nutrita - fino a 8 miliardi di elementi - di pianetini che potrebbero essere stati scagliati fino al serbatoio delle comete dalle antiche migrazioni orbitali di Giove e degli altri pianeti gassosi.

Se avete mai osservato la Luna al telescopio, avrete forse notato quanto aguzze appaiano le ombre delle montagne e dei crateri quando sono illuminate con luce radente, vicino al terminatore. Proprio questo effetto ha alimentato un immaginario di monti lunari altissimi e dal profilo estremamente ripido (come appare nelle illustrazioni artistiche degli anni ’60): invece non è altro che una proiezione geometrica dovuta al basso angolo di incidenza della luce solare. Le montagne lunari più alte sono gli Appennini, che raggiungono i 6000 metri di altezza, ma provate a puntare il vostro telescopio verso la Luna al primo quarto e vi accorgerete di quanto sia forte l’illusione creata dalle loro ombre appuntite.

Un telescopio ben più grande del  vostro – anzi, il più grande telescopio del mondo – sorgerà sulle Ande cilene: l’Osservatorio Australe Europeo ha appena dato il via libera alla costruzione dell’European Extremely Large Telescope (EELT). Annidato in una cupola alta 74 metri sul picco del Cerro Armazones (3064 metri), il nuovo colosso misurerà ben 39 metri di diametro, e sarà di gran lunga superiore a tutti i telescopi precedenti. Il suo specchio sarà composto da 798 segmenti di 1,4 metri e otterrà immagini 15 volte più dettagliate di quelle del telescopio spaziale Hubble. Ne vedremo la prima luce tra una decina d’anni.

Sappiamo che la maggioranza delle stelle in cielo non è isolata, ma appartiene a sistemi doppi o multipli: ora si è visto come nascono e crescono le coppie di stelle. Per la prima volta è stata osservata la formazione di due giovani protostelle gemelle, avvolte in un disco circumbinario. Diventeranno due stelle di 0.67 e 0.13 masse solari.

Tra le stelle dell’Orsa Maggiore dev’essere successo qualcosa di inusuale, milioni di anni fa: accanto alla piccola galassia Markarian 177 c’è una strana sorgente che potrebbe essere il primo buco nero espulso dalla propria galassia ospite, nata a seguito della fusione di due galassie precedenti. È sorprendente come si possa ricostruire una storia di intrecci gravitazionali durati milioni di anni a partire da osservazioni che risalgono nel tempo solo fino a 60 anni fa.

Sempre nell’intento di risalire a tappe critiche della storia, si indaga sulla possibilità che i violentissimi Lampi Gamma, capaci di ionizzare l’atmosfera e privarla del suo scudo di ozono, possano essere stati responsabili di eventi di estinzione di massa nel passato remoto sulla Terra – ma anche su altri pianeti. Ci sarebbe una probabilità del 50-60% che almeno una volta ciò sia accaduto nell’ultimo miliardo di anni: ad esempio l’estinzione del periodo Ordoviciano, avvenuta 440 milioni di anni fa, potrebbe essere riconducibile a un Lampo Gamma troppo vicino. A seconda della loro posizione all’interno delle galassie, anche i pianeti extrasolari potrebbero essere più o meno esposti a questo rischio, che metterebbe a repentaglio l’evoluzione della vita nei loro ambienti.

Restando a rischi più “classici”, una nuova mappa dei bolidi apparsi nell’atmosfera terrestre tra il 1994 e il 2013 riporta 556 eventi; i programmi di osservazione a tappeto del cielo hanno portato alla scoperta di appena 500 mini asteroidi di 10-20 metri responsabili di eventi come quello di Cheliabinsk, ma la popolazione complessiva di questi piccoli ma pericolosi proiettili sarebbe di oltre 20 milioni. La Nasa ha aumentato del 10% gli investimenti in questo settore impegnandosi a scoprire il 90% degli oggetti più grandi di 140 metri. Intanto però, sarebbe stata la caduta di una cometa, avvenuta 1,8 miliardi di anni fa, a generare il grande bacino di Sudbury, in Canada: è il secondo cratere più grande sulla Terra, con un’estensione di 250km. I detriti furono scagliati fino a 800km di distanza.

Intorno alla nostra cara Terra continua placido il volo di Samantha Cristoforetti sulla Stazione Spaziale: sul blog Avamposto 42 potete seguire i suoi racconti dallo spazio. E poi provate questo fantastico simulatore di volo della ISS, per vedere anche voi quello che si vede dalla Cupola della Stazione Spaziale. Prenderete finalmente il punto di vista degli astronauti! A bordo della Stazione è iniziata l’era del “made in space”: con una stampante 3D è stato prodotto il primo oggetto nello spazio (un elemento della stampante stessa). Ricordate il dilemma degli ingegneri della NASA che cercavano di salvare l’Apollo 13 cercando di incastrare un quadrato in un cerchio perché potevano utilizzare solamente gli oggetti che erano a bordo della navicella? Beh, ormai questo non sarà più un problema.

Al planetario: “Storia di una Stella” in programma il 16/1 alle 18, 29/1 alle 18.