Accade nello Spazio - Febbraio 2016

Data di pubblicazione: 04/02/2016  
Planetario

Allora esiste, oppure no? Come cosa: il Pianeta Nove! Non potete non averne sentito parlare, visto che l’annuncio della sua (possibile) esistenza ha rubato l’attenzione a ogni altra notizia astronomica – anche ad altre più importanti, come vedremo. Eppure si tratta soltanto del risultato di una simulazione, che spiegherebbe la distribuzione anomala delle orbite di alcuni asteroidi della fascia di Kuiper con la presenza di un nuovo pianeta che li disturba. Ma nessuno l’ha ancora visto: quindi è presto per affermare che esiste davvero. In effetti, sostenere che questo annuncio sia una scoperta è come affermare che il matematico francese Le Verrier scoprì Nettuno: in realtà ne predisse l’esistenza e ne calcolò la posizione, ma fu l’astronomo tedesco Galle che lo trovò al telescopio: è lui lo scopritore. Solo a quel punto la previsione di Le Verrier divenne uno dei trionfi storici dell’astronomia. Perciò è inutile strombazzare già adesso che è stato scoperto un nuovo pianeta nel sistema solare – come hanno fatto quasi tutti i media, del resto è difficile resistere a questo sensazionalismo... Per ora, no planet no party. Non è neppure la prima volta che si grida al nono (o decimo) pianeta: può allora essere utile rendersi conto perché stavolta gli indizi sarebbero più interessanti. Ma come si fa a trovare un pianeta lontano oltre 600 volte più della Terra dal Sole? Da questo momento cominciano le ricerche vere e proprie, e finché non avremo un’immagine, per quanto pallida, da pubblicare, la famiglia allargata dei pianeti resterà confinata al vecchio Nettuno. 

Per un pianeta mancante nel sistema solare, ecco a far da contraltare un pianeta a cui mancava la stella: nella costellazione del Tucano è stato riconosciuto solo ora il legame gravitazionale tra un pianeta che pareva solitario e una stella distante 104 anni luce. Risultano infatti separati da ben mille miliardi di km, e ciò fa della coppia appena ricongiunta il più ampio sistema planetario conosciuto. Basti pensare che al pianeta occorrono 900 mila anni per percorrere la sua orbita!

E dire che per calcolare il movimento di Giove in cielo, i Babilonesi avevano sviluppato metodi matematici pionieri del calcolo integrale moderno già 18 secoli prima di Newton. Lo proverebbero le incisioni cuneiformi rinvenute su un’antica tavoletta di argilla.

Ma veniamo a scoperte ancor più succulente: come quella della supernova più brillante mai osservata, la cosiddetta supernova “assassina”, dalla sigla che porta (ASASSN-15lh). È davvero un’esplosione portentosa: brilla quanto 570 miliardi di Soli e il suo splendore mette in dubbio diverse convinzioni sul modo in cui esplodono le stelle. Per noi è un grande motivo di orgoglio presentarvi questa supernova con le parole di Gianluca Masi, astronomo del Planetario e co-autore della scoperta: “Un’emozione indescrivibile!”.

Se ogni tanto vi sbalordite, come noi, nel constatare quante persone ancora credano ai più svariati complotti basati su argomenti pseudo-scientifici e banalmente inconsistenti, come i falsi allunaggi, le scie chimiche, le inesistenti relazioni tra vaccini e autismo, ora avete un motivo in più per sbugiardare i complottisti: un calcolo matematico stabilisce la probabilità che un segreto venga mantenuto in base al numero di persone che ne sono al corrente e al tempo trascorso. I calcoli dimostrano che nessuna delle teorie cospiratorie potrebbe mai resistere tanto a lungo senza essere svelata. Un nuovo modello cosmologico svelerebbe, invece, che il nostro universo subì non una, ma due fasi di espansione inflazionaria: il secondo episodio di inflazione, più breve del primo, servirebbe per spiegare la percentuale di materia oscura osservata nello spazio oggi.

Per gli appassionati di pianeti extrasolari, c’è un’occasione avvincente per seguire in diretta la ricerca di un nuovo pianeta da parte degli astronomi: il progetto Pale Red Dot, che ha come obiettivo cercare un pianeta (se esiste) attorno alla stella a noi più vicina, Proxima Centauri. Sarà impiegato il telescopio da 3,6 metri dell’Eso a La Silla, in Cile. 

Se capite bene l’inglese e vi piace l’astronomia, vi suggeriamo di seguire il gradevolissimo corso di astronomia-lampo di Phil Plait, prodotto dalla PBS: in 46 episodi (con sottotitoli in italiano) vi racconterà l’essenza della scienza astronomica. Ecco il link al primo episodio. Buona visione! Altrimenti rifatevi gli occhi con l’immagine, bellissima, del fiore sbocciato nello spazio grazie al pollice verde dell’astronauta Scott Kelly. Si tratta di una zinnia, e al di là della sua bellezza vale la pena renderci conto di come la coltivazione di queste piante sulla Stazione Spaziale potrebbe aiutarci a condurre una missione umana fino a Marte.

Al planetario: “Storia di una Stella” in programma il 7/2 alle 18, 13/2 alle 12, 19/2 alle 17, 21/2 alle 16, 24/2 alle 18.