Accade nello Spazio - Agosto 2015

Data di pubblicazione: 30/07/2015  
Planetario

E Plutone fu! Dopo dieci anni di attesa, finalmente abbiamo potuto vedere com’è fatto da vicino l’ultimo dei 9 storici pianeti del Sistema Solare. Il sorvolo ravvicinato della sonda New Horizons, a soli 12000km dalla sua superficie, ha rivelato per la prima volta il reale aspetto di un mondo su cui tutti, fin da bambini, avevamo provato a fantasticare. Abbiamo così scoperto che Plutone ha una superficie estremamente variegata e geologicamente giovane (non più di 100 milioni di anni), coperta di ghiaccio che scorre tra pochi crateri, e di montagne ghiacciate alte fino a 3500 metri. 

I ricercatori, commentando con trepidazione le immagini ricevute a Terra finora, affermano di vedere in Plutone “un po’ di Iapetus (luna di Saturno), un po’ di Tritone (luna di Nettuno), ma complessivamente un mondo del tutto nuovo.” Non è da meno il suo satellite Caronte, sul quale sono visibili avvallamenti, crateri e una misteriosa regione polare più scura. Di fronte alle novità che queste immagini emanano, ci sentiamo come Galileo quando inquadrò per la prima volta la Luna nel suo piccolo cannocchiale. Per rivivere il sorvolo di Plutone viaggiando a bordo di New Horizons, potete “imbarcarvi” con questa efficacissima simulazione della NASA.

Continueremo a ricevere le immagini dalla sonda ancora per un anno e mezzo, col contagocce: si aggiornerà e si plasmerà lentamente il nostro ritratto di questo mondo sorprendente. Assieme ai ritratti ancora grezzi delle sue lune minori, Nix e Hydra, salutiamo Plutone con lo sguardo in controluce che New Horizons gli ha rivolto dopo il flyby, in allontanamento: ecco il chiarore della tenue atmosfera del pianeta nano, che avvolge il nuovo orizzonte dell’esplorazione spaziale.

Come al solito, in queste circostanze epocali si affacciano gli indispensabili commenti di esperti dello spazio come Vincenzo Salemme, Selvaggia Lucarelli o il famigerato TG4: perché spendere tanto per esplorare lo spazio? A loro rispondiamo con la bellissima lettera che il direttore della NASA Ernst Stuhlinger, inviò nel 1970 a una suora che aiutava i bambini nello Zambia e gli aveva posto la stessa domanda.

Ma in tema di pianeti non è solo Plutone a monopolizzare le cronache celesti: è stata annunciata con grande clamore la scoperta del pianeta Kepler 452b, subito definito il “gemello della Terra”. Questo perché orbita attorno a una stella molto simile al Sole (1 miliardo di anni più vecchia e il 10% più luminosa), dalla quale dista quanto la Terra dal Sole (il suo anno dura 385 giorni). Di conseguenza, Kepler 452b si trova nella “fascia abitabile” del suo sistema planetario: potrebbe contenere acqua allo stato liquido.

Si fa presto a dire “pianeta gemello” (sarà almeno il decimo, poi smentito), ma di Kepler 452b non conosciamo un piccolo particolare: la massa. Questo non ci permette nemmeno di capire se il pianeta è roccioso o gassoso. E naturalmente nessuno sa se lassù c’è acqua per davvero. Quindi ogni speculazione sulla sua abitabilità è assolutamente prematura. Quella di Kepler 452b resta senza dubbio una bella scoperta, ma non c’è alcun motivo di gonfiarla oltre misura come avviene spesso sui media italiani. In fondo la NASA si era limitata a chiamarlo “cugino” della Terra: un motivo ci sarà! L’enfasi che si è scatenata sulla sua abitabilità produce l’effetto di darla per assodata, o addirittura di scambiare “abitabile” per “abitato”. In ogni caso, saranno inutili tutti gli sforzi per andarci in vacanza: Kepler 452b dista 1400 anni luce, e anche New Horizons impiegherebbe oltre 20 milioni di anni per raggiungerlo.

Per ricordarci a che punto siamo con la tecnologia, torniamo al 5 dicembre scorso e rivediamo il volo di prova della capsula Orion, sviluppata dalla NASA per un futuro viaggio su Marte. Non sarà altrettanto esotico, ma ogni tanto vale la pena ricordare che è Venere il pianeta più simile alla Terra che abbiamo mai scoperto.

Dal canto suo, la sonda Rosetta continua a stupirci con le sue osservazioni della cometa 67P. Ha scovato 120 punti della cometa che appaiono almeno 10 volte più chiari della superficie circostante: potrebbero essere affioramenti di ghiaccio tra le rocce, che emerge all’avvicinarsi della cometa al perielio, proprio questo mese. 

Spingendoci più lontano, troviamo astronomi alla ricerca di un altro importante “sacro Graal” dell’astrofisica: la luce delle prime generazioni di stelle, nate ai primordi della storia universale. Sulle tracce delle prime stelle potrebbero metterci i segnali captati in una lontana galassia, privi di contaminazioni da parte di elementi più pesanti dell’idrogeno e dell’elio, che ancora non esistevano.

Tanto per esagerare, altri astronomi hanno ben pensato di usare la gravità di un’intera galassia come “telescopio” per spiare un lontano buco nero: è il fenomeno della lente gravitazionale, e ha permesso di osservare le regioni più vicine al buco nero PKS 1830-211, distante miliardi di anni luce. Solo così si è potuto scoprire che gli enormi getti di raggi gamma emessi dal buco nero vengono generati nelle sue immediate vicinanze.

Trascendendo alla cosmologia più spinta, una sorprendente analisi del ritmo di espansione dell’universo rivela che non solo ha cominciato ad accelerare tra 6 e 7 miliardi di anni fa, ma potrebbe avere oscillato più volte tra fasi di rallentamento e di accelerazione: si contano addirittura 7 cicli di oscillazione fino all’epoca della grande inflazione cosmica. Per finire, tenete d’occhio una piccola stella della costellazione di Ercole, HIP85605: oggi dista 16 anni luce, ma si sta avvicinando al sistema solare e in un futuro compreso tra 240 e 470 mila anni raggiungerà una distanza dal Sole appena 8000 volte superiore a quella della Terra. Il suo passaggio potrebbe provocare serie perturbazioni nella nube di Oort, e scagliare nuove comete verso l’interno del sistema solare. Non sarebbe né la prima né l’ultima volta: gli ultimi incontri ravvicinati con delle stelle risalgono a 3,8 milioni di anni fa – con la stella Gamma Microscopii – e con la stella nana W0720, soltanto 70000 anni fa.

Al Planetario: “Scala Verso il Cosmo” in programma il 2/8 alle 22, 5/8 alle 22, 30/8 alle 21, 24/7 alle 22.