Zeiss II

Il vecchio strumento di proiezione Zeiss II esposto nell’ingresso del Nuovo Planetario di Roma.
È un proiettore ottico, della ditta Zeiss di Jena modello II. Ha un’altezza di 2 metri e la larghezza di circa 1,2 metri. È composto da due sfere unite da una intelaiatura di forma cilindrica. Le sfere sono traforate e dispongono di circa 5000 fori stetoscopici, che rappresentano altrettante stelle, incluse la Via Lattea e alcune nebulose, mentre circa 150 stelle più brillanti usufruiscono di lenti singole

Un’attenzione speciale merita il proiettore Zeiss Mark II, il pezzo di gran lunga più prezioso della “collezione” del Museo Astronomico. Fu il primo proiettore dotato di entrambi gli emisferi celesti prodotto dalla Zeiss – da cui deriva la sua iconica forma a due grandi lobi sferici simmetrici. Era il cuore ottico e meccanico dell’antico Planetario che operò all’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano dal 1928 al 1981.

Tra i due predetti emisferi di proiezione, vari proiettori rappresentano l’equatore, l’eclittica e le 12 costellazioni zodiacali. L’insieme dei due emisferi è mosso da un sistema a tre assi, che consente di creare, tra l’altro, un movimento di rotazione attorno ad un asse calcolato convenzionale, per la simulazione dei moti di precessione terrestre oppure la visuale da un determinato satellite o da un altro pianeta.
Attorno agli emisferi, si trova una struttura a forma d’arco di cerchio, sulla quale sono disposti otto sistemi di proiettori individuali per il Sole, la Luna e 6 pianeti. Ogni singolo proiettore è munito di due sistemi ottici, che consentono di mostrare sia un punto luminoso, il pianeta visto ad occhio nudo, sia un’immagine ingrandita come se fosse osservata con un telescopio. L’ottavo proiettore dispone di un’immagine della Terra e di un piccolo segnalatore, destinato a mostrare più precisamente questa o quell’entità celeste o anche a realizzare tracciati come cerchi, ellissi, anelli, moti retrogradi dei pianeti, linee di contorno delle costellazioni etc.

Lo strumento, originale in ogni sua parte, fu donato dalla Germania all’Italia dopo la fine della Prima Guerra Mondiale a parziale riparazione dei danni di guerra e fu installato presso la Sala della Minerva nelle terme di Diocleziano e inaugurato il 28 ottobre del 1928 alla presenza di Mussolini .
Nel 1980, la Soprintendenza statale ritenne opportuno restaurare la sala della Minerva destinandola a sala espositiva e così dopo una storia travagliata il Planetario fu smontato, messo in casse, consegnato all’Università La Sapienza e depositato presso l’Osservatorio di Monteporzio. Nel 2000 l’Università La Sapienza, mediante un comodato d’uso, ha consegnato le casse contenenti l’antico strumento al Comune di Roma, che lo ha fatto rimontare in modo tale che la cittadinanza lo possa ammirare nell’ingresso del nuovo Planetario.
Di tutti i modelli Zeiss II che erano stati installati nei Planetari di tutto il mondo questo di Roma è l’unico superstite.

Questo strumento ha una storia illustre e merita una valorizzazione specifica. Si tratta infatti di un pezzo unico al mondo: oltre al prototipo (Mark I, che riproduceva soltanto l’emisfero boreale del cielo) questo è l’unico e il più antico planetario Zeiss Mark II ancora esistente, nella sua struttura integrale. I primi planetari furono installati in Germania a partire dal 1926, ma molti di essi furono distrutti nei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Il suo valore è inestimabile, poiché rappresenta un vero gioiello di archeologia tecnologica e industriale, che ha pochissimi analoghi quanto a unicità, fra i manufatti umani: il daguerrotipo originale, la prima pascaline, l’aereo dei fratelli Wright, lo Sputnik o addirittura il cannocchiale di Galileo, solo per fare qualche paragone celebre. Il vecchio proiettore Zeiss del Planetario di Roma sarà al centro dell’attenzione della comunità mondiale dei planetari in occasione del centenario dell’invenzione di questo straordinario strumento di proiezione del cielo, nel 2023.